Cosa fare a Milano in zona arancione è una domanda che ci siamo posti tutti, almeno una volta, da quando è iniziata questa fase cromatica della nostra vita pandemica. La regola principale da rispettare è: “non uscire dal proprio comune salvo motivi di necessità”.
Andare a “respirare l’aria buona” è un motivo di necessità? Secondo me e secondo la mia pediatra, che mi spediva al mare tutti i weekend, sì, purtroppo secondo la legge italiana no. E quindi che facciamo tutti a Milano? Beh, niente bar e ristoranti (se non d’asporto), niente teatri, niente cinema, niente musei… Per i parchi non è stagione e per lo shopping non è il momento. Se vi manca poter viaggiare, potete provare, in piccolo, ad essere turisti sotto la Madonnina. Milano negli ultimi anni si è aperta sempre più al turismo, ma sono in pochi ad avventurarsi al di là del classico triangolo Scala-Duomo-Castello. E’ possibile che ci siano angoli della città che ancora non conoscete, quale momento migliore per rimediare? Ecco i miei 3 consigli per itinerari urbani in un weekend tutto arancione:
Alla scoperta della street art all'Ortica
Street food in Paolo Sarpi
Sulle orme degli antichi romani
ALLA SCOPERTA DELLA STREET ART ALL’ORTICA
Io il quartiere lo bazzico parecchio perché da ballerina dilettante di lindy hop, la Balera dell’Ortica è non solo la mia scuola, ma anche un punto di riferimento per tutte le serate danzerecce d’estate, oltre che ottimo punto di ristoro casalingo ed iper cheap. L’Ortica è una piccola città nella città, o forse sarebbe meglio dire paese, data l’aria provinciale (nel senso buono!) che si respira passeggiando tra le sue vie. Potreste quasi non sentirvi a Milano, che per questo periodo storico è comunque una grande emozione!
Si chiama Ortica non per la pianta urticante, ma per gli orti che un tempo la caratterizzavano. Prima i campi coltivati e poi le fabbriche, ma anche tanta arte. Il quartiere è infatti diventato famoso grazie ad alcuni artisti che frequentavano locali come “il gatto nero” che oggi si chiama Osteria del Generale. Tra questi non si può non citare Enzo Jannacci che nel quartiere svolgeva il suo lavoro di medico di base.
Questa è la storia di come un quartiere periferico ed ex industriale si è trasformato in un “quartiere museo” grazie alla street art. Dal 2004 infatti Wally e Alita, due artisti di Orticanoodles hanno dato il via al progetto OR.ME ossia Ortica-Memoria, che mira, attraverso oltre 20 murales a raccontare la storia (recente) di un quartiere, di una città, ma anche di un’epoca. Se volete fare una bella passeggiata e non perdervi nulla, potete seguire la mappa che vi lascio QUI jo
I murales sono divisi per tematiche, potete infatti trovare:
Murales delle donne
Murales della legalità
Murales dei lavoratori
Murales dell’immigrazione
Murales della musica popolare
Murales della cooperazione
L'ultimo arrivato, nel giugno del 2020 è il Murales del Duomo di MIlano, in via Pitteri, alto ben 25 metri!
Se vi state chiedendo da dove viene la mia conoscenza a riguardo (nottate di balli swing a parte), sappiate che nella vita vera io creo e organizzo visite guidate non tradizionali, tra queste c’è anche “Cantata per l’Ortica” una visita musicale in cui si impara, ma si canta anche. Se siete curiosi potete trovare altre informazioni QUI
PS. Già che siete in zona, vi consiglio di prendervi (d’asporto, visti i tempi che corrono) una granita alla mandorla o una cassatina nella buonissima Pasticceria Eolica del quartiere
TOUR GASTRONOMICO IN PAOLO SARPI
Se amate la cucina etnica (e cinese in particolar modo) non potete assolutamente perdervi questo tour! Mi raccomando di arrivare ben affamati, perché i cibi da provare sono tantissimi! Essendo per la maggior parte ristoranti di street food, non avrete problemi a trovarli aperti anche in zona arancione (e rossa).
Come vedrete dalla gallery non amo per niente lo street food asiatico, no, no... [Questa non è China Town, questa è l'Asia vera :D ]
QUI SOTTO TROVATE UN ESTRATTO DELL'ARTICOLO SULLO STREET FOOD IN PAOLO SARPI, SE VOLETE LEGGERLO TUTTO LO TROVATE QUI
Se volete arrivare preparati, sempre con Dramatrà (il mio lavoro) abbiamo fatto una visita guidata in streaming sullo street food in Paolo Sarpi, con tanto di esperta di Cina ed assaggi live. Il video lo trovate qui:
Ecco dove fermarsi ad assaggiare cose buone in zona
Ve lo dico, iniziamo col botto, questo è probabilmente il mio street food cinese preferito, si tratta di una specie di panino con farina di riso e dentro carne ultracotta speziata e sfilacciata. Per me assolutamente TOP. Costa circa 5 euro, ne ho provati 2-3 diversi, ma il migliore resta il classico a mio parere.
No, non è cinese, e a dire il vero, nemmeno Brasiliana, si tratta invece di un’italianissima bottega storica, ma le miscele che potrete provare in questo caffè sono davvero speciali, arrivano da tutto il mondo, in particolare dal sud america. Tutti i veri amanti del caffé amano questo posto, inoltre, che non guasta, è anche economico!
I “ravioli più buoni di tutta la Lombardia” si trovano qui. Proprio con questo riconoscimento è stata premiata la ravioleria nel 2011, anche grazie alla sua collaborazione con la vicinissima Macelleria Sirtori, aperta dal 1931. I ravioli (carne o verdure) vengono venduti in confezioni da 4 (2/3€), ma se volete provare altro potete anche scegliere una giga crepe dal contenuto indecifrabile, molto buona ma altrettanto pesante, per soli 5€. Inoltre con la pandemia hanno sviluppato una serie di prodotti pronti per l’asporto, ma da cuocere a casa propria, in modo da non togliervi del tutto il gusto di cucinare :)
Beijing Traditional Roll e Collo d’anatra.
Sono due piccole vetrine, proprio una attaccata all’altra. A destra potete mangiare i tipici roll (tipo delle crepe con dentro whatever) e a sinistra, se siete coraggiosi, potete comprare frattaglie d’anatra al chilo. Ok, lo ammetto, io non sono stata coraggiosa. Ma il roll all’anatra alla pechinese (7€) non era niente male ;)
I Baozi sono dei paninetti bianchi e sofficissimi ripieni di carne o verdure, altro pilastro dello street food cinese. Si trovano anche in ravioleria e in molti altri locali, ma questo ne ha addirittura preso il nome e si è specificatamente specializzato in questo.
I costi si aggirano sempre sui due/tre euri, per un’esplosione di sapori.
Raga sì, esiste davvero, è l’incrocio tra il sushi e il burrito. Bisogna ammettere che l’idea del “sushi da passeggio” per imbruttiti sempre di corsa è semplicemente geniale. Da provare. E poi è molto buono, diciamolo!
L’ho lasciato alla fine perché il dolce si mangia a fine pasto, ma rimane uno dei miei posti preferiti. In questa piccola ma fornitissima pasticceria potete respirare tutte le colonizzazioni del mondo in area asiatica. La cucina cinese, che di per sé non è molto convincente in fatto di dessert, prende in prestito dal Portogallo (pasteis de nata), dall’america (cheese cake) e dalla francia (croissant and co) ricette dolcissime per un risultato davvero particolare (e buono) senza mai tralasciare l’aspetto estetico. E poi il proprietario è simpaticissimo, entrate e sbizzarritevi!
Niente, è evidente che il cibo cinese non vi piaccia, quindi ok, se siete dei tradizionalisti autarchici potete sicuramente andare da Giuliano, dove in molti sostengono che si mangi la miglior pizza al trancio di Milano (molto meglio di Spontini!)
Se non volete mangiare in strada, ma preferite comprarvi qualcosa da portare a casa. O se il cibo proprio non fa per voi e preferite altre tipologie di cinesate, buttate un occhio qui:
Se volete sentirvi in Cina, dovete per forza fare un salto qui. Dove un tempo c’era l’OVS, oggi ci sono 5 piani con due supermercati cinesi, un ristorantino di cibo locale, un centro bellezza con massaggi asiatici, una sala da tè con spazio yoga e infiniti corner dedicati a prodotti cinesi, dall’abbigliamento alla tecnologia. L'idea? Viene da Michele e Francesco Hu, fratelli ed ex studenti della Bocconi.
Benvenuti nel più grande supermercato etnico d’Italia: qui ci sono ben 1000 metri quadri che ospitano più di 10.000 prodotti provenienti da tutto il mondo. Il negozio è aperto dal 1989 e il proprietario è Luigi Sun, cinese di nascita, milanese di adozione, figlio dei proprietari della storica trattorie cinese La Muraglia di Milano, dove ha iniziato a muoversi nel mercato dell’import di prodotti etnici.
Degli stessi proprietari di Mao e Maoji (i miei ristoranti cinesi preferiti a Milano), ecco il supermercato etnico più bello che c’è. Fornito come, se non più, di altri, dà però un plus importante l’arredo raffinato e il banco caffé con tavolini che potete trovare all’interno. Adoro.
SULLE ORME DEGLI ANTICHI ROMANI
Il fatto che Milano sia stata una grandiosa città romana, purtroppo, è stato dimenticato dai più, a causa del fatto che di quell’epoca rimane davvero poco.
Cercare ciò che resta di romano a Milano è un po’ come una caccia al tesoro, un “trova Wally”.
Se volete avventurarvi, non dovrete far altro che andare nella zona che si trova tra corso Magenta e Cordusio, insomma, le Cinque Vie.
Chissà quante volte ci sarete passati, senza mai accorgervi di cosa si nascondeva sotto al vostro naso.
Anche qui, per arrivare sul posto preparati vi lascio il link alla visita guidata in streaming sulla
Milano Romana che abbiamo fatto con Dramatrà.
O magari potete proprio ascoltarla mentre siete in loco, seguendo il nostro percorso. Se invece non vedete l’ora di andare sul posto vi elenco i punti salienti. Prima però vorrei fare una premessa impopolare, soprattutto per archeologi e storici ma, alla fine della fiera, purtroppo, quando parliamo di resti della Milano romana parliamo di poco più di quattro sassi. Il carissimo Federico Barbarossa nel 1162, con il suo assedio di Milano ha raso al suolo la città, eliminando quel poco di romano che era rimasto. Quindi spesso questo tipo di visita richiede un largo uso della vostra immaginazione per ricostruire teatri, mercati e palazzi. Se però volete farvi un’idea più precisa di com’era questa Mediolanum, andatevi a vedere i rendering meravigliosi fatti da Urbanfile, qui il link Qui sotto alcune foto loro, da esempio
Ecco le tappe:
Via Brisa
A mio parere, tra gli angoli poco conosciuti più belli della città. Qui c’era il Palazzo Imperiale di Massimiano, che più che un palazzo era una piccola città. Ora si possono vedere pochi resti e molti gatti che ci gironzolano attorno, ma rimane comunque un angolo di pace, accanto alla bellissima e neo riqualificata area della Torre dei Gorani. Camminandoci intorno, se guardate sotto ai vostri piedi potrete notare dei meravigliosi mosaici romani… o quel che ne resta.
Via Circo
Oggi non rimangono che pochi sassi, ma un tempo il circo romano era una struttura grandiosa che misurava 470 metri in lunghezza e 85 in larghezza. Fu voluto da Massimiano tra il III e il IV secolo in prossimità dei palazzi imperiali e delle mura. In questo modo era facilmente raggiungibile sia da chi arrivava da fuori sia dall'imperatore, che poteva raggiungere la tribuna d’onore senza uscire da palazzo
Teatro Romano
Probabilmente il retaggio più suggestivo, ma anche più difficile da visitare, soprattutto in questo periodo di pandemia. I resti del Teatro romano si trovano negli scantinati della Camera di Commercio, in piazza Affari. Purtroppo il museo ha orari d’apertura un po’ impossibili, ma se riuscite vale la pena farci un salto. In questi giorni dovrete limitarvi a passarci davanti da fuori, dove una targa ricorda un antico passato teatrale e immaginare che proprio dove state passeggiando, una volta c’era un teatro enorme (alto più di 20 metri), che poteva tenere fino a 8mila persone (all’epoca a Milano ne abitavano circa 18mila).
Piazza San Sepolcro
Cardo e decumano non si trovano solo a Roma: anche Milano aveva i propri, e s’incrociavano nell’attuale Piazza San Sepolcro. In epoca romana la piazza era il foro di Milano: deve il suo nome alla Chiesa di San Sepolcro, fondata nel 1030, di cui è visitabile anche la cripta. Il 23 marzo 1919 Benito Mussolini fondò il movimento dei Fasci italiani di combattimento proprio in questa piazza: i partecipanti a questa prima organizzazione furono detti “sansepolcristi” e godettero di particolari privilegi sotto l'amministrazione fascista.
Via Morigi 2
Spesso si dice che bisogna guardare in alto per scoprire le bellezze della città, in questo caso dovete guardare in basso invece. Parliamo di un pavimento romano con tessere in marmo del I secolo a.c. parte di una delle più antiche domus romane.
Via Anasperto
Non una, ma ben due torri romane all’interno del chiostro del Museo Archeologico di Milano. Una, quella quadrata, faceva parte del Circo, ma poi è diventata la torre campanaria del monastero. Senza pandemia potreste anche salire i suoi 100 gradini e godere di una splendida vista su Milano, ma oggi dovrete accontentarvi di vederla da giù.
La Torre poligonale di Ansperto faceva invece parte delle mura romane, e al suo interno presenta affreschi che risalgono al XIV secolo.
Per visitare gli interni, i sotterranei e il Museo Archeologico dovremo attendere tempi migliori.
Bene, vi auguro un buon weekend arancione...e speriamo che sia l’ultimo!
Se volete condividere l’articolo perché pensate che sia utile ad altri disperati milanesi in crisi mistica da lockdown, mi riempireste il cuore di gioia ;)
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