Iniziamo col dire che non proprio tutti i weekend possono essere #weekendalsole. Il Castello dell’Innominato è uno di quei luoghi in cui si va per il fantastico panorama. Peccato che io ci sia finita in una giornata di nebbia da Silent Hill, ma era un giorno di festeggiamenti, per cui ci siamo fatti coraggio e siamo andati in direzione laghi, e resta il fatto che, anche con questa atmosfera, è stata una bellissima scoperta. Per rendere completa la gita, vi consiglio anche una bella mangiata fuori porta, arrivate in fondo all’articolo per scoprire tutti i dettagli.
COME ARRIVARE
IN AUTO Da Milano parliamo di 45 minuti, massimo un’ora, dipende da dove partite. Per iniziare il sentiero per il Castello potete mettere “Basilica San Bartolomeo, Somasca” su Google, dove potrete parcheggiare. Per l’agriturismo il Ronco invece, cercate Piazza Vittorio Veneto a Garlate, poi proseguite 10 minuti a piedi
IN TRENO Per il Castello dell’Innominato prendete il treno per Lecco e scendete alla Stazione di Vercurago S.Girolamo (attenzione i treni che fermano qui non sono molti). Per l’agriturismo prendete il treno fino a Garlate, il Ronco possiede un servizio navetta che su richiesta verrà a prendervi direttamente all’arrivo. Parliamo di circa un’oretta di treno per entrambe le destinazioni.
COSA VEDERE: IL CASTELLO DELL’INNOMINATO
Per arrivare al Castello dovrete fermarvi innanzitutto a Somasca, davanti alla bellissima Basilica di San Bartolomeo per iniziare poi una piacevole passeggiata. Vi renderete presto conto di quanto il borgo di Somasca sia stato particolarmente influenzato dalla religione, qui infatti, San Girolamo Emiliani ha insediato la sua congregazione dei Chierici regolari di Somasca e la beata Caterina Cittadini ha fondato le Suore Orsoline di San Girolamo. La cosa probabilmente non vi farà né caldo né freddo, ma almeno saprete perché in una frazione con 6 case ci sono 8 chiese :D
Le origini del Castello non sono certe, ma sicuramente nacque con scopi difensivi/bellici e ne viene fatta menzione già nel 1158. Il castello venne anche utilizzato durante le lotte tra guelfi e ghibellini e infine divenne di proprietà della Repubblica di Venezia nel rinascimento. Purtroppo però Venezia entrò presto in guerra con la Francia, che smantellò il castello, restaurato solo diversi anni più tardi, quando divenne la dimora di San Girolamo Emiliani. Come se non bastasse, arrivò il colpo di grazia, che portò il castello ad essere le rovine che oggi possiamo vedere: le cannonate dei Russi nel 1799, durante la guerra tra i Francesi e gli Austro-Russi per la conquista di Lecco.
MA PERCHÈ SI CHIAMA CASTELLO DELL’INNOMINATO?
Chiunque abbia fatto un qualsiasi liceo è stato costretto, con più o meno forza, a leggere quantomeno dei pezzi dei Promessi Sposi, e sicuramente non dimenticherà la misteriosa figura dell’innominato.
Per chi avesse bisogno di un ripassino, l’innominato era il potente bandito da cui si reca il crudele Don Rodrigo per chiedere il rapimento della bella Lucia e che, grazie alle parole di lei, si convertirà infine al cristianesimo.
La storia (o leggenda, fate voi) vuole che il castello di cui si parla nel capitolo XX dei Promessi Sposi, sia proprio questo. Pare che le minuziose descrizioni che ne fece il Manzoni corrispondano a pieno alle sue caratteristiche. Giudicate voi:
«Il castello dell’Innominato era a cavaliere a una valle angusta e uggiosa, sulla cima d’un poggio che sporge in fuori da un’aspra giogaia di monti, ed è, non si saprebbe dir bene, se congiunto ad essa o separatone, da un mucchio di massi e di dirupi, e da un andirivieni di tane e di precipizi, che si prolungano anche dalle due parti. Quella che guarda la valle è la sola praticabile; un pendìo piuttosto erto, ma uguale e continuato; a prati in alto; nelle falde a campi, sparsi qua e là di casucce. Il fondo è un letto di ciottoloni, dove scorre un rigagnolo o torrentaccio, secondo la stagione: allora serviva di confine ai due stati. I gioghi opposti, che formano, per dir così, l’altra parete della valle, hanno anch’essi un po’ di falda coltivata; il resto è schegge e macigni, erte ripide, senza strada e nude, meno qualche cespuglio ne’ fessi e sui ciglioni. Dall’alto del castellaccio, come l’aquila dal suo nido insanguinato, il selvaggio signore dominava all’intorno tutto lo spazio dove piede d’uomo potesse posarsi, e non vedeva mai nessuno al di sopra di sé, né più in alto.»
IL PERCORSO
Partendo dal parcheggio non dovrete far altro che addentrarvi per le stradine del paese fino a vedere un arco che segna l’ingresso della Via delle Cappelle di Somasca che vi porterà fino alla rocca. Parliamo di una tranquilla passeggiata, per la maggior parte su strada lastricata, che in meno di mezz’ora dal parcheggio, con una pendenza assolutamente accettabile, vi porterà al Castello.
Sulla via potete trovare 9 cappelle, la decima la vedrete una volta arrivati in cima e l’undicesima si trova dentro a una torre del castello. All’interno sono rappresentati i momenti più significativi della vita di San Girolamo.
Il mio consiglio è quello di proseguire fino a che non troverete la Scala Santa composta da 101 gradini. Se volete comprarvi delle indulgenze non dovrete far altro che farla in ginocchio. Ora, non per religione, ma per la pura passione per la ricerca empirica, ho provato a fare due gradini per vedere com’era. Ecco, vi consiglio caldamente di non farlo, se vi volete del bene.
Una volta arrivati alla fine delle scale troverete una cappella e poi una stradina tutta tornanti che vi porterà direttamente alla Rocca.
Ora avete due chances:
Se questa passeggiatina della domenica non vi ha per nulla soddisfatto e volete camminare ancora, in poco meno di un’ora, con un sentiero boschivo (ma molto in pendenza) potrete arrivare fino al rifugio Camposecco, dove potrete ristorarvi e ammirare il ramo del lago di Lecco in tutto il suo splendore. Dal Castello seguite per il ristorante La Rocca e in seguito Camposecco. In cima troverete anche un campo da bocce e delle amache!
Se siete felici della passeggiata e ora volete concedervi una coccola, tornate verso il parcheggio. Per farlo, al posto che ripercorrere la strada dell’andata, scendete verso l’imbocco della strada delle cappelle. Prima di imboccarla vi troverete in uno spiazzo, con una bellissima arcata panoramica.
Alla vostre spalle non una, ma ben 3 chiese: quella della Valletta, quella della Resurrezione e la cappella di Sant’Ambrogio.
Godetevi un po’ la quiete del posto, la luce del lago e poi percorrete tutta la strada lastricata fino a dove avete lasciato l’auto.
Ora impostate sul navigatore Garlate, e recatevi all’agriturismo Il Ronco, a pochi minuti d’auto da lì.
DOVE MANGIARE: AGRITURISMO IL RONCO
Eccoci all'agriturismo
La vista sarebbe bellissima anche da qui.
Sarebbe.
Se cercate un postaccio dove per 8€ vi danno polenta e formaggio su un tavolone di legno, questo non è il posto per voi. Stiamo parlando di un agriturismo che usa solo materie di primissima qualità e che ha anche una certa attenzione per la location e il servizio.
Il prezzo è quindi ovviamente più alto rispetto a quello di un rifugio (il menù fisso costa 35€ + 8€ di bottiglia di vino e 2 di acqua), ma il trattamento è molto diverso.
Noi siamo venuti qui per festeggiare un compleanno, quindi cercavo qualcosa di un po’ più raffinato del solito (per quanto non abbia assolutamente nulla contro le osteriacce… anzi!).
Per quanto 40€ a testa non siano pochissimi (ma totalmente nella media per noi poveri milanesi), siamo usciti letteralmente rotolando, tanto da non mangiare la sera, e tutto quello che abbiamo assaggiato era davvero buono.
Ci è stata portata una entrée, due antipasti, due primi, un secondo e un dolce.
Qui potete vedere il menù.
La location è davvero carina, rustica ma curatissima, a noi avevano riservato un tavolo al piano di sopra con vista (sulla nebbia purtroppo nessuno aveva potere).
Inoltre è anche possibile andare a vedere il loro orto e gli animali dell’azienda agricola, a pochissimi passi dal ristorante. In estate vengono messi anche i tavoli fuori, sulla terrazza che si affaccia sul lago, immagino che debba essere proprio uno spettacolo.
Non posso che consigliarvi dunque di fare un salto qui, per gratificarvi un po’, un weekend ogni tanto, che il trekking duro è bello, ma anche i vizi lo sono.
IL LAGO DI GARLATE
Il lago di Garlate, altro non è che la parte più bassa del lago di Como (ramo di Lecco), che poi diventa lago di Olginate, e infine il fiume Adda.
Se siete su questo bellissimo tratto di lago non potete di certo perdervi una visita a:
- Pescarenico, paesino famoso sempre per il nostro amico Manzoni
- Un po’ di relax lungo la ciclopedonale
- Nella buona stagione un tuffo nella spiaggia di Vercurago.
Di tutto ciò però, vi parlerò in un altro articolo.
Per ora buona gita, e buona mangiata.
Come premio per aver letto fin qui, vi farò vedere come sarebbe la Rocca in una giornata di Sole
Se questo articolo vi è piaciuto, condividetelo.
Sharing is caring <3
ความคิดเห็น