day 5 - 15/8 No, come ho detto prima io il bus da Cusco non l'ho preso all'andata, ma al ritorno sì, perché tutti i tour partono da lì.
VERSO MOLLEPATA [Aka come farsi scortare dalla polizia verso un paesino di 300 anime]
Nella triste e totale desolazione di Abancay il taxista è riuscito a portarmi in un posto lontanissimo dal centro, che non assomigliava affatto a una stazione dei bus. Quando gliel’ho fatto notare lui mi ha detto che a quell'ora non partivano bus per Cusco, ma solo auto, così mi sono ritrovata a dover condividere una per-nulla-economica auto con altri 3 signori peruviani, perché sinceramente non volevo passare ad Abancay un minuto di più. Non sempre è così facile farsi capire, non per una questione linguistica, ma proprio di volontà. Anche questo tratto di strada non era felicissimo, tant’è che devo essere parsa una vera maleducata perché questi simpatici signori mi parlavano, ma io ho passato tutto il tempo a non guardarli in faccia restando concentratissima sulla strada, onde evitare di vomitare. Per fortuna a un certo punto mi sono appisolata un po’, parliamo comunque di altre 3 ore di viaggio. Attraversare le ande per il lungo è stata davvero un avventura provante, ma sono felice, sono quasi arrivata. Il mio piano geniale consisteva appunto nel farmi lasciare dall’auto a Mollepata, che è il paesino in cui si fermano tutti i tour che partono da Cusco per fare colazione prima di salire alla laguna. Peccato che (dalla mappa non era chiarissimo) Mollepata si trovi in realtà a 30 minuti di curve in verticale dalla strada principale, quindi l’auto mi avrebbe lasciato al bivio, dicendomi che c’erano diverse camionetas che ogni giorno passavano di lì per salire in paese. Grazie a Dio i signori peruviani con cui viaggiavo gli hanno impedito di lasciarmi sul ciglio di una strada in mezzo al nulla assoluto e con 17km in più sono arrivata a Limantambo, la prima cosa vagamente abitata nei pressi della statale. Da lì sarebbe stato più facile trovare un taxi o un altro qualsiasi modo per arrivare a destinazione (seppur più lontano). Quello che mi hanno insegnato in Perù è che quando hai un dubbio da turista, devi andare a chiedere alla polizia. Cosa che qui in Italia avrebbe sicuramente pochissimo sucesso, ma là funziona, ci sono tanti funzionari davvero gentili. Così vado alla polizia per chiedere se sanno quale fosse un prezzo onesto per un taxista per portarmi lassù. Prima chiedo a un taxi. Voleva 25 soles. Sei cazzo di euro, ma quando sei in Perù sembrano tantissimi. Così chiedo alla polizia come potevo arrivare a destinazione. Il poliziotto mi guarda e mi fa: - in quanti? - Solo io! (difficilmente questa risposta porta reazioni positive, normalmente è solo più caro!) - Signorina... Lei arriva come un angelo caduto dal cielo... Il mio collega sta andando lì, deve solo aspettare qualche minuto.
Così dopo un po’ di attesa su una panchina sgangherata provo l’emozionante esperienza di essere scortata per altri 30 minuti di curve su un’auto della polizia fino all’hotel. Hotel che mi trovano direttamente i poliziotti, su raccomandazione di amici del posto. Non sto proprio come un fiore all’arrivo, così spendo ben 60 soles per avere una singola con bagno privato (il massimo durante tutto il mio viaggio). E ho fatto tanto bene, vista la mia condizione psicofisica e le volte in cui sono andata a salutare il mio bellissimo bagno. I poliziotti sono stati di una gentilezza incredibile, forse eccessiva. Figuratevi che la sera a Limatambo ci sarebbe stata una festa e si sono offerti di portarmi giù e poi riportarmi su. Mi hanno anche detto che nei dintorni c’erano delle terme libere, che se volevo mi ci portavano. Io, sinceramente, penso solo che si rompessero incredibilmente i coglioni in quel paesino da 300 abitanti dove non succedeva mai nulla, e quindi io ero diventata l’attrazione del mese: una simpatica ragazza italiana, sola, che parla spagnolo. Cosa volere di più? ...ma allo stesso tempo, un attimo di antenne allerta le ho messe. Soprattutto dopo aver sentito di tutta quella gente fatta a pezzettini ad Ayacucho sotto gli occhi della polizia, non riuscivo a stare così tranquilla. Ad ogni modo ci siamo scambiati i numeri, just in case, ho ringraziato a profusione e poi sono andata in camera. Lì sono tipo svenuta per svariate ore, con tanto di inspiegabili brividi. Febbre, non tantissima, ma voglia di morire sì, quella tanta. Salta il big party in paese perché l’idea di rifare un’altra ora di curve mi stava facendo contorcere le budella, ne ho approfittato per risposare, che ogni tanto così schifo non fa. Appena mi sono sentita un pochino meglio sono uscita per andare a fare un giro nella ridente Mollepata, consisente in una grande piazza, con 2 strade parallele. Punto. Fine. Stop. Dei ristoranti c’erano, almeno, c’erano le insegne, ma sembravano tutti chiusi. Così, per disperazione vado nell’unico che sembrava aperto. Era una questione di sopravvivenza: soccombere o sperimentare. Entro quindi in questo posto a soli due passi dall’hotel. Visto da fuori poteva pure sembrare grazioso, con le loro tovaglie tutte colorate. Poi però sono entrata, E mi sono resa conto che c’erano più mosche che persone. Che i frequentatori avevano tutti delle facce molto, molto...rurali…? Del tipo, qualunque cosa ci sia in quella zuppa a me non ammazzerà, a te sì. Così mi siedo, non pronta a soffrire la fame. Non esiste un menù, arriva questa vecchiettina tutta carina e mi porta sta broda terrificante, con dentro sicuramente dei fagioli e della pasta scotta, il resto non era identificabile. Rimango lì a lungo a fissarla. Mi immagino tutto ciò che di male potrebbe accadere al mio intestino, ma alla fine cedo. Alla fine è bollita, non morirò. Da bere mi portano una roba davvero poco poco poco invitante, che ho scoperto solo dopo in realtà è famosissima in Perù e si chiama Chicha Morada ed è una bevanda che viene fatta con le pannocchie viola. In realtà la bevanda in sé non era poi così terribile, la cosa terribile è che veniva servita da un’enorme secchio di quella che probabilmente una volta era vernice, con un mestolone da mensa. Ho cercato di spiegare gentilmente alla signora che il mio corpo non era abituato all’acqua del posto, che non potevo berla, ma anche lì, mi ha giurato che era stata bollita. Ormai ero spacciata, cosa più cosa meno… Il peggio è arrivato con il secondo, sì, c’era anche un secondo. Era tipo carne, con riso di contorno, ma imbevuta un questa salsina davvero bizzarra, probabilmente era a base di mais anche lei, probabilmente non aveva assolutamente nulla di male, ma nella mia condizione guardandola e annusandola riuscivo solo a pensare al fatto che qualcuno avesse vomitato sopra al mio spezzatino. Pago un 10 soles, aka 3 euro e scappo sentendomi terribilmente in colpa per aver lasciato lì quasi tutto. Cerco di fare due passi per il paese, ma purtroppo il paese è finito lì. Trovo solo un baretto stranamente europeo dove andrò a nutrirmi di toast al formaggio per cena, ringraziando Dio di non dover tornare nella taverna di pranzo. Ovviamente non c’è segnale, non c’è wifi e non ho un libro, ma addormentarsi non è poi così difficile.
day 6 - 16/8 LAGUNA HUMANTAY [La differenza tra le Alpi Svizzere e il Perù? La maledetta altitudine!] Essendo rimasta a dormire a Mollepata, la mattina successiva mi sveglio presto, ma non prestissimo, come quelli che arrivano da Cusco, che sono dovuti partire alle 4 del mattino. A me passano a recuperare al volo alle 7, per la colazione. La colazione è la solita tristezza che ti propongono durante i tour: tè caldo, pane e marmellata e un uovo sbattuto, ed era lì in un triste e freddo "bar" di Mollepata, da lì avremmo avuto ancora un’ora e mezza di sterrato per arrivare all’inizio del trekking. Fortunatamente mi sento meglio, anche se non al 100% e mi sento pronta per affrontare la scalata. Almeno, pensavo di esserlo. Ancora una volta avevo sottovalutato la questione altitudine. La laguna si trova sopra ai 4000 metri, e si sentono, eccome se si sentono.
La nostra guida cercava di tenere il gruppo unito, ma non era così semplice perché ognuno aveva il suo ritmo. Sinceramente io non mi ero informata prima, quindi non avevo nessuna idea a riguardo, non sapevo se fosse facile, medio o difficile.
L’ho scoperto da sola: era impegnativo!
Quella cosa che quando arrivi in cima una grazie alla Madonna glielo dici.
Il primo tratto era piuttosto pianeggiante, quindi abbastanza tranquillo, ma gli ultimi 30 minuti erano davvero molto ripidi.
Dieci passi, fiato, dieci passi, fiato.
In totale ci abbiamo messo poco meno di due ore a salire, e vi dirò una cosa che non dovrei voler dire… ancora una volta non so quanto ne sia valsa la pena.
Bello eh, per l’amor di dio. Molto bello, la laguna ha questi colori pazzeschi, con dietro le vette innevate... difficilmente fotografabile però al mattino, perché si ha il sole contro.
Ma non era qualcosa da togliere il fiato. Se non letteralmente.
E poi c’era tanta, tanta gente.
La cosa insensata dei tour in Perù è che partono tutti alla stessa ora, principalmente nel cuore della notte, per fare 2-3 ore di macchina prima dell'alba e poi iniziare le camminate di mattina presto. Questo vuol dire che durante la mattinata le attrazioni turistiche sono gremite di gente tipo formicaio, e poi verso pranzo...fiu, se ne vanno tutti.
Rimane deserto, una meraviglia.
Non capisco bene quale sia il loro problema con il fare i tour nel primo pomeriggio.
NB: Alla laguna Humantay ci si può andare anche da soli, il che ovviamente risolve il problema gente, ma bisogna avere un mezzo proprio, che non è esattamente comune in Perù. Un’alternativa è quella di farsi portare da un taxi fin lassù, ma l’opzione è tutto forché economica, a meno che magari non siate in 4 a dividere il costo, in questo caso potrebbe essere interessante andare all’ora di pranzo, quando non c’è più nessuno. Finita la scalata siamo rimasti in cima una mezz'oretta, giusto il tempo di scattare qualche foto, di farci raccontare due cose sulla Pachamama e abbiamo iniziato la discesa per tornare a Mollepata per pranzo, un altro pranzo triste, come sarebbero stati tristi tutti i pranzi di praticamente tutti tour. Infine siamo tornati verso Cusco. In riassunto: il posto è molto bello, ma per noi Italiani, con le Alpi e il Trentino alle spalle, non è un paesaggio così inedito e stravolgente. Per raggiungerlo si fa una discreta fatica e il luogo in sé è alquanto affollato. Forse tornando indietro non lo rifarei, per dare maggiore spazio a paesaggi più tipici del Perù. --> Continua a leggere: 5 - arrivo a Cusco
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